Perchè visitare il Comune di Vallata

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Paese d’origine medievale, collocato sullo spartiacque dei fiumi Ufita e Calaggio, anticamente era circondato da mura con tre porte. Scoperte archeologiche testimoniano che Vallata era abitata già in epoca sannitica ed è proprio a questo periodo che risale una necropoli posta a valle del paese. Il centro storico conserva ancora oggi le caratteristiche del nucleo urbano medievale con le sue strettoie, le piazzette e i palazzi antichi.

Oltre a queste peculiarità, Vallata può essere visitata per i particolarissimi eventi, unici nella loro connaturazione al territorio e alla storia locale: uno su tutti, la pluricentenaria manifestazione del Venerdì Santo.  (fonte: www.irpiniaturismo.it)

Architettura

Il borgo di Vallata è ricco di storici palazzi signorili. Tra essi vanno annoverati: palazzo Gallicchio, Palazzo Netta, Palazzo Novia, Palazzo Tullio Cataldo. Poco fuori del paese si trova il maestoso e antico Casale dei signori Tullio Cataldo.
Delle quattro originarie porte di accesso al centro storico, situato entro le mura del borgo medievale, solo una è ancora visibile: Porta Rivellino.

Culto

Il paese è ricchissimo di luoghi di culto. Numerose sono le chiese ivi presenti (Chiesa San Bartolomeo, di origini medievali; Chiesa di San Vito, situata poco lontana dal centro abitato, dalla favolosa decorazione esterna e dalla facciata tutta realizzata in pietra viva; Chiesa di San Rocco; Chiesa di Santa Maria, che sorge su uno dei punti più alti del paese, realizzata nei primi decenni del XIX secolo, in stile neogotico). Altrettante numerose sono le cappelle votive, di origini gentilizie (Madonna dell’Incoronata, Annunziata, Santa Caterina; Madonna della Pietà).

Ambiente

Monte Santo Stefano domina ad ovest il paese. Sui suoi clinali è possibile percorrere diversi sentieri naturalistici. La località è , inoltre, attrezzata di aree pic nic.

Artigianato e Prodotti tipici

Rinomata è la lavorazione del latte: il caciocavallo, prodotto a pasta filata, è il fiore all’occhiello dell’enogastronomia locale. Una azienda su tutte è stata premiata a livello nazionale e internazionale per il miglior caciocavallo. Varia la produzione di salumi. Da menzionare anche il particolarissimo gelato al gusto di amarena vallatese.
Per quanto riguarda l’artigianato diversi sono i maestri che operano su più fronti: lavorazione del ferro battuto, lavorazione della pietra e del legno, fabbricazione di cesti in vimini).

Storia

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La presenza, sul territorio, di reperti archeologici risalenti al periodo Osco-Sannita, nonché l’individuazione dei resti del villaggio a valle della collina di Vallata, fa supporre l’origine sannitica del popolo vallatese, che si è sempre caratterizzato, nel corso dei secoli, per la forza, la resistenza alle difficoltà, l’esigenza d’autonomia e libertà, la sensibilità, la fierezza, la capacità di superare le avversità per poi risorgere più forte e più fiero. Nel X secolo, “a presidiare il limes bizantino furono destinate popolazioni nuove, alcune d’origine orientale e altre locali, e truppe che, in cambio del servizio militare ricevettero terre da coltivare, nelle quali s’installarono con le famiglie fungendo nello stesso tempo da soldati e da coloni” – così il prof. F. Barra -. Vallata , sorta per il rafforzamento dell’importante posizione strategica sullo spartiacque, era limes bizantino eretto in diretta contrapposizione alla longobarda Vico. L’insediamento definitivo sulla collina (luogo dell’attuale abitato, rafforzato con mura e gallerie nel masso arenaceo, che attraversano la collina in tutte le direzioni) costituì un posto strategico di controllo delle sottostanti valli (Ufita e Calaggio), attraversate dai tratturi della transumanza armentizia sulla linea Pescasseroli – Candela. Il nuovo posto d’avanguardia controllava i traffici delle merci tra la Puglia e la Campania. Il culto di S. Michele Arcangelo e S. Giorgio, unito all’uso storico dell’arco come arma, fa ritenere che i bizantini abbiano contribuito notevolmente all’affermazione e crescita del paese. La prima notizia conosciuta su Vallata è contenuta in un documento che risale all’anno 1120, sottoscritto da un Pandolfo di Vallata; si tratta di una cartula locationis et confirmationis. a valle della collina di Vallata, fa supporre l’origine sannitica del popolo vallatese, che si è sempre caratterizzato, nel corso dei secoli, per la forza, la resistenza alle difficoltà, l’esigenza d’autonomia e libertà, la sensibilità, la fierezza, la capacità di superare le avversità per poi risorgere più forte e più fiero. Nel X secolo, “a presidiare il limes bizantino furono destinate popolazioni nuove, alcune d’origine orientale e altre locali, e truppe che, in cambio del servizio militare ricevettero terre da coltivare, nelle quali s’installarono con le famiglie fungendo nello stesso tempo da soldati e da coloni” – così il prof. F. Barra -. Vallata , sorta per il rafforzamento dell’importante posizione strategica sullo spartiacque, era limes bizantino eretto in diretta contrapposizione alla longobarda Vico. L’insediamento definitivo sulla collina (luogo dell’attuale abitato, rafforzato con mura e gallerie nel masso arenaceo, che attraversano la collina in tutte le direzioni) costituì un posto strategico di controllo delle sottostanti valli (Ufita e Calaggio), attraversate dai tratturi della transumanza armentizia sulla linea Pescasseroli – Candela. Il nuovo posto d’avanguardia controllava i traffici delle merci tra la Puglia e la Campania. Il culto di S. Michele Arcangelo e S. Giorgio, unito all’uso storico dell’arco come arma, fa ritenere che i bizantini abbiano contribuito notevolmente all’affermazione e crescita del paese.

Riccardo da S. Germano, nel suo ” Chronicon Rerum per orbem gestarum”, esalta l’ostinata fierezza del popolo vallatese; infatti, per la prima volta nella loro storia, nel 1199, già opposero dura resistenza all’esercito di Marcovaldo e cedettero solo alla prevalenza della forza.
Anche il Giannone pone l’accento sulla vana resistenza dei Vallatesi che, per la seconda volta nella loro storia, dovettero soccombere alle soverchianti forze avverse nell’epica Battaglia di Vallata del 6.5.1496, combattuta tra Vallatesi e le forze di Francesco Gonzaga – marchese di Mantova. Quando questi a capo dell’esercito della lega dei principi italiani, dopo aver contrastato la ritirata a Carlo VIII (battaglia di Fornovo al Taro), scese nel Regno di Napoli per ristabilire lo stato quo ante. Solo i Vallatesi, forti della loro posizione entro le mura cittadine, rifiutarono l’asservimento agli Aragonesi opponendosi valorosamente all’attacco dell’esercito del mantovano che s’impegnò personalmente nella lotta. Le preponderanti forze della Lega Italia ebbero ragione di quelle locali e, a battaglia terminata, giustiziarono tutti gli uomini validi. Successivamente saccheggiarono il paese, lasciando dopo otto giorni di permanenza solo morte e terrore. L’esemplare punizione data ai vallatesi sortì l’effetto sperato dal Marchese di Mantova ; non appena spedito un invito ai paesi vicini, questi già’ all’alba dell’indomani si presentarono con le chiavi in mano. In occasione della ricorrenza del V centenario della battaglia di Vallata, 1996, si sono tenute in Vallata solenni cerimonie e giornate di studi con la posa di una lapide in via Chianchione, luogo fuori le mura dove furono trucidati i vallatesi superstiti.
Altra caratteristica fondamentale dei Vallatesi (conservata nei secoli) è la sua ospitalità e per tutti valga la testimonianza di un illustre cultore di storia Gaetano Negri, (Milano 1838-1902), Sindaco di Milano, inviato a Vallata nel 1861 per il controllo del brigantaggio, come Luogotenente del IV Reggimento di Linea della Brigata Aosta. In una lettera spedita al padre a Milano, il Negri ebbe a dire di Vallata: “… un paese, collocato sui più alti gioghi dell’Appennino, ma di cui non posso dire male, tanta è la cordialità degli abitanti e la gentilezza da cui siamo quasi perseguitati”. E altrove, parlando della popolazione irpina, così si esprime: ” … l’indole di queste popolazioni è fornita d’ottime qualità; la maggioranza è spinta da un vivissimo desiderio di miglioramento, il cuore in quasi tutti generoso ed aperto, e non manca in molte parti l’energia e il coraggio”.
Ma il popolo vallatese, nel corso dei secoli, si è fatto apprezzare anche per l’impegno sociale rivolto verso i più bisognosi e i derelitti. Tant’è che già nel 1595 c’era ” un ospedale abbastanza comodo nel quale si provvede con grande carità alle necessità sia dei pellegrini che dei più poveri, bisognosi d’ogni cosa” alla cui gestione provvedevano sodalizi religiosi formati sia da uomini che da donne. ( Archivio Segreto Vaticano).
La sua cultura è stata, comunque, saldamente legata sempre alla terra, ai suoi prodotti. Il grano nobile, prodotto nel suo territorio, è stato, fino a qualche decennio fa, l’oro e la moneta sonante della popolazione. Tra questi il grano significava sudore, ma anche pane; lavoro, ma anche gioia. Ogni anno, all’inizio del mese di agosto, si organizza la festa del grano nella sua contrada più popolosa, Sferracavallo (la frazione è stata il centro più significativo della produzione del cereale per la sua vicinanza al Formicoso, nota zona per essere stata il “Granaio dei Borboni”).

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